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Festeggiamo l’anniversario per i nostri 30 insieme!
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IL FENOMENO DI RAYNAUD
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In questo numero troverete:
L’EDITORIALE
INTERVISTA AL PROF. GIOVANNI MAZZANTI
TASSA DI SOGGIORNO PER I DISABILI
LE MALATTIE REUMATICHE COLPISCONO SOLO I NONNI?
DAL 56° CONGRESSO SIR
CONVEGNO MULTIDISCIPLINARE SUL PIEDE REUMATICO
GIORNATA MONDIALE DEL MALATO REUMATICO TREVISO 2019
DALLE NOSTRE SEZIONI
VIVERE (E NON SOPRAVVIVERE) CON LA MALATTIA
DEL PROF GUIDO VALESINI
I pazienti affetti da malattie autoimmuni reumatologiche (MAR) vivono questa stagione della pandemia gravati da due diversi motivi di allarme: da una parte il dubbio che la vaccinazione possa essere controindicata in chi soffre di malattie dovute ad una patologica attivazione del sistema immunitario, caratteristica proprio delle malattie autoimmuni; dall’altra, l’indicazione a sottoporsi alla vaccinazione anti-influenzale perché giudicata opportuna e necessaria per tutti e particolarmente per i soggetti affetti da patologie croniche. Analizzerò nell’ordine questi due aspetti, per mostrare come e perché, pur con alcune cautele, la vaccinazione antinfluenzale sia assolutamente sicura per i soggetti affetti da MAR, e rappresenti anzi una risorsa preziosa anche per ridurre il rischio di contagio da Covid-19.
Le vaccinazioni non sono in assoluto controindicate nelle MAR
Esistono dati clinici (relativi ai malati) e modelli sperimentali che documentano effettivamente l’eventualità di una riacutizzazione, o un peggioramento, delle MAR a seguito di una vaccinazione. Per quanto attiene ai dati clinici, cioè alla osservazione diretta dei malati, il fenomeno è perlopiù correlato a vaccinazioni somministrate a pazienti con malattia in acuzie e comunque non adeguatamente controllata, e all’utilizzo di vaccini con adiuvanti.
Questi ultimi sono vaccini che contengono sostanze o composti capaci di stimolare il sistema immunitario rendendolo in qualche modo più reattivo: è per questo che gli adiuvanti si associano perlopiù a vaccini da destinare a soggetti anziani (> 65 anni) il cui sistema immunitario è fisiologicamente meno reattivo.
Nella grande maggioranza dei casi comunque le vaccinazioni, con vaccini senza adiuvanti, non evocano reazioni avverse quali la riacutizzazione delle MAR. C’è da considerare inoltre che una malattia infettiva virale (come l’influenza) o batterica (come la polmonite da pneumococco) per il soggetto malato rappresenta comunque una stimolazione del sistema immunitario, di entità maggiore di quella vaccinale e capace di indurre proprio gli stessi ipotetici effetti dannosi sulla malattia autoimmune. In conclusione quindi è consigliabile in questa stagione di pandemia la vaccinazione anti-influenzale ed anti-pneumococcica nei soggetti affetti da MAR purché la malattia autoimmune sia in fase di remissione e comunque ben controllata e il vaccino utilizzato sia privo di adiuvante.
Le vaccinazioni anti-influenzale ed antipneumococcica sono utili anche contro COVID-19
Le MAR quali l’Artrite Reumatoide, il Lupus Eritematoso Sistemico, la Sclerodermia, le Miositi, le Vasculiti Sistemiche, ed altre, sono malattie croniche e in quanto tali possono aumentare il rischio di contrarre l’infezione Covid-19 e, in caso di infezione, peggiorare la prognosi per il paziente.
Evidenze in questo senso derivano principalmente dall’osservazione che la presenza di comorbidità condiziona in genere negativamente il decorso di Covid-19. Non sono disponibili invece dati certi riferiti specificamente alle MAR e a Covid-19, anche se esistono, e sono molto attivi, tanto un registro italiano che uno mondiale (GLOBAL) dedicati proprio allo studio di prevalenza e decorso clinico di Covid-19 in soggetti affetti da MAR. Quando saranno disponibili i dati di questi registri avremo sicuramente informazioni più robuste.Va rilevato inoltre che le MAR vengono perlopiù curate con farmaci immunosoppressori che possono, in alcune circostanze, ridurre le difese immunitarie e quindi la capacità di protezione contro i patogeni.
Come noto in corso dell’attuale pandemia sono assolutamente raccomandate la vaccinazione anti-influenzale ed anti-pneumococcica per tutti i soggetti “fragili” quali gli anziani (>65 anni), i soggetti affetti da malattie croniche (quali le MAR) e quelli sotto terapia con farmaci che possono compromettere le capacità di risposta del sistema immunitario.
Va detto peraltro che questa raccomandazione è ormai estesa a tutta la popolazione. Le vaccinazioni anti-influenzale ed anti-pneumococcica proteggono da questi agenti patogeni che possono indurre un quadro clinico con sintomi molto simili a quelli di Covid-19 e la possibilità di evitare (con la vaccinazione) queste malattie facilita in qualche modo la diagnosi di Covid19. È noto d’altra parte come le infezioni in genere, e quelle dell’apparato respiratorio in particolare (influenza, polmoniti), condizionano negativamente il decorso di Covid-19 e che, in caso di coinfezione, la malattia può risultare più grave e determinare più frequentemente un esito infausto.
Anche da solo, questo rappresenterebbe un buon motivo per raccomandare la vaccinazione, ma ce ne è anche un altro di grande importanza. In assenza di un vaccino specifico le nostre armi contro SARS-CoV-2, il virus che causa la malattia Covid-19, si riducono a poco e sono impiegate con successo prevalentemente nelle forme più gravi. C’è però anche un’altra risorsa che può avere un ruolo nella prevenzione e nella difesa contro le infezioni. Si tratta del potere difensivo evocato dalle vaccinazioni tutte e da quella anti-influenzale ed anti-pneumococco in particolare. La vaccinazione è infatti una procedura che stimola una risposta immune contro uno specifico agente patogeno, quale per esempio i virus influenzali. Ma insieme a questa che è una risposta specifica (immunità adattativa) se ne attiva anche un’altra, non specifica (immunità innata) che è però in grado di esercitare un effetto difensivo nei confronti di vari altri patogeni.
In assenza di un vaccino specifico anti-Covid19 questo fenomeno che innesca meccanismi di difesa che coinvolgono l’immunità innata attivata dalla vaccinazione, e che prende il nome di trained innate immunity, può rappresentare una risorsa preziosa.
Anche in questo caso le conoscenze delle molteplici e differenziate modalità di risposta del sistema immunitario possono offrire “subito” soluzioni parziali in attesa della disponibilità di vaccini efficaci e sicuri.
Guido Valesini, Professore Emerito di Reumatologia – Università di Roma, la Sapienza